Nell’ambito dell’urbanistica (nella sua accezione più ampia), come
in economia, oggi dominano teorie che si rifanno alla micro economia
e trattano i loro oggetti di analisi come “parti” separate dal
tutto, come se queste fossero di per sè dotate di proprie leggi
prive di tempo e di spazio. Si è così diffuso un modo di leggere i
vari aspetti della vita in chiave “settoriale” o “riduttiva” in cui
“la parte” in esame, sconnessa dal “tutto”, non trova più alcun
riferimento col generale e quest’ultimo tende a configurarsi come
una semplice sommatoria di parti prive di interazione.
Nell’ambito dell’economia urbana si sono affermate e dominano teorie
ispirate a dottrine economiche neo classiche basate su
formalizzazioni modellistiche e matematiche astratte dei fenomeni
che hanno la pretesa di presentarsi come modelli esplicativi aventi
valenza generale, ma che in realtà non sono in grado di spiegare i
complessi fenomeni connessi ai processi di trasformazione urbana e
le loro dinamiche. Si elaborano modelli per città che non hanno una
storia. Proliferano teorie fondate sull’equilibrio che fanno sparire
le contraddizioni ed i conflitti sociali ed in cui le città, come il
territorio, non sono più i luoghi della produzione e riproduzione
capitalistica della società.
Messa da parte la ricerca delle forme di valorizzazione del capitale
nella produzione dell’edificato urbano (quindi della produzione
della rendita), dei rapporti di proprietà che si formano e si
trasformano nel corso dell’urbanizzazione (quindi i cambiamenti
della distribuzione e delle forme concrete della rendita), delle
relazioni tra il settore immobiliare, la proprietà fondiaria e la
dinamica globale dell’accumulazione (quindi i rapporti
macroeconomici della rendita e del capitale) scompare nelle
analisi il rapporto tra rendita fondiaria, rendita immobiliare e
rendita finanziaria ed il ruolo che esse svolgono non solo sul
versante della formazione dei prezzi del mercato immobiliare ma
anche nella strutturazione del territorio.
Separato lo studio dei processi economici e sociali dai luoghi
concreti in cui si realizzano, l’urbanistica si è a sua volta
trasformata in una disciplina tecnico-giuridica che si occupa
prevalentemente della città e del territorio dal punto di vista
normativo sulla base di un corpo dottrinario di principi e teoremi
che si è costruita. Apparentemente spogliato dalla sua essenza
politica, il pensiero dominante in urbanistica si presenta come
“pensiero tecnico”, come disciplina che si occupa prevalentemente di
strumenti. Ma a ben vedere, anche qui trova oggi ampio spazio il
credo liberista dominante “meno Stato più mercato”. L’urbanista
oggi, dopo aver ritagliato una propria specializzazione rispetto
all’architetto, sembra sempre più orientato a sviluppare teorie che
consentono di consolidare, nell’apparenza della “neutralità”, gli
interessi dominanti fingendo così di rinnegare l’ideologia come
aspetto fondante dell’attività umana.
Tra le varie scuole di pensiero oggi prevale nel nostro paese quella
che nella ridefinizione degli strumenti per il governo del
territorio affida sempre più ai soggetti economici privati la sua
riorganizzazione ed assegna al decisore politico ed alle istituzioni
che dovrebbero tutelare l’interesse pubblico, funzioni e compiti
finalizzati ad assecondare le spinte del mercato.
Vengono elaborati per i decisori politici ed istituzionali progetti
adattivi per politiche adattive, come se alla politica non si
potesse chiedere altro. Tutti i problemi presenti sul territorio
sembrano derivare dall’ingerenza dello Stato nelle sue articolazioni
e delle Istituzioni, dalla legislazione in essere e da una politica
di gestione del territorio ritenuta di volta in volta troppo
centralista, dirigista, statalista, vincolista e foriera di lacci e
lacciuoli che impediscono ai soggetti privati di apportare al
territorio quelle trasformazioni che migliorerebbero il vivere
quotidiano. Il problema oggi, nella ridefinizione delle varie leggi
regionali a cui il nuovo titolo V della Costituzione demanda la
materia urbanistica, è la “governance” che non si vuole più
rinchiusa tra le strette maglie della pianificazione, di sinistra
memoria, ma resa più agibile dalla introduzione di elementi di
discrezionalità amministrativa nella più flessibile programmazione
negoziata o contrattata.
In
questa area tematica sono raccolte le sezioni:
Economia urbana
il
pensiero economico che è stato elaborato da varie scuole di
economia urbana e che viene insegnato nelle accademie, i lavori di
analisi critica e quelli che trattano la tematica della rendita
territoriale, urbana, immobiliare;
Urbanistica applicata
monografie, articoli, saggi, glossari di urbanistica che
aiutino a comprendere il processo di strutturazione del territorio e
delle città, il problema della pianificazione, l’evoluzione della
legislazione. |
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