Appunti del corso di
ECONOMIA URBANA E TERRITORIALE[1]
I MODELLI MACROECONOMICI
Andrea Rossi
Pierattilio Tronconi
I MODELLI STATICI
Di cosa si occupano |
Di
descrivere ed interpretare strutture, ovvero:
Essi non si occupano del processo temporale attraverso cui si realizza la organizzazione delle variabili
genetiche in sistema |
Quali modelli
appartengono a questa categoria |
|
Osservazioni critiche |
Talvolta
questi tipi di modelli, a seguito della introduzione di semplificazioni non
accettabili, sono passibili di stravolgere i risultati che discendono
deduttivamente dalle premesse e dagli assiomi di base. |
Esigenze emerse |
Per
superare i limiti dovuti alla staticità dei modelli è apparsa la necessità di
incorporare strutturalmente nei modelli spaziali la dimensione temporale generando
così i modelli dinamici in cui le variabili del sistema sono funzioni del
tempo. Mentre
in un modello statico il problema è quello di trovare i valori delle
variabili endogene che soddisfano alcune specifiche condizioni di equilibrio,
nei modelli dinamici si tratta di studiare le specifiche traiettorie
temporali delle variabili e di determinare, su un tempo sufficientemente
lungo se queste variabili convergeranno verso alcuni valori di equilibrio. |
I MODELLI EVOLUTIVI
Di cosa si tratta |
Si tratta
di modelli non lineari, di formalizzazioni non più basate su semplici
equazioni lineari in cui le variabili sono elevate a potenza uno ed in cui non
compare il prodotto di variabili diverse, ma di sistemi di grado più
elevato. |
Di cosa si occupano |
Di
rappresentare fenomeni complessi quali le economie e diseconomie
di scala, fenomeni di sinergia e di idiosincrasia, di interazione dinamica
fra diverse componenti di un sistema complesso, movimenti ciclici di
variabili come il reddito, i prezzi, l’innovazione tecnologia. |
Caratteristiche dei
modelli |
Sfruttano
la potenza di calcolo dei calcolatori e consentono di sviluppare analisi
matematiche del comportamento qualitativo dei sistemi dinamici
non lineari. Essi
possano dare luogo ad uno spettro assai vasto di traiettorie possibili e di
percorsi temporali che va da comportamenti stabili ed inerti, a comportamenti
periodici, fluttuanti, instabili, caotici. Lo
strumento per l’analisi dinamica è costituito dalle equazioni
differenziali, ossia funzioni in cui non si descrive il valore assunto da
una variabile in ogni istante nel tempo, ma il suo comportamento
temporale, le sue variazioni nel tempo. Si tratta di funzioni che permettono di descrivere la traiettoria temporale
della variabile. |
I riferimenti dei
modelli |
I
modelli si rifanno :
Entrambe
le teorie studiano i sistemi dinamici caratterizzati da equilibri multipli, in
cui il passaggio da un equilibrio all’altro può implicare discontinuità, un salto improvviso
(una catastrofe) ed in cui i percorsi temporali delle variabili possono
presentare una biforcazione, ovvero una
netta alternativa fra traiettorie che successivamente seguono una
storia diversa. In entrambi i casi le traiettorie temporali appaiono
largamente irreversibili ed il sistema, quando si inverte la direzione
del tempo non ritorna allo stato iniziale. |
Tipi di modelli |
Questi modelli si rifanno a due filosofie
differenti:
|
TEORIA DELLE CATASTROFI
Cosa studia |
La
teoria delle catastrofi analizza i cambiamenti improvvisi e discreti nello
stato di un sistema che derivano da mutamenti lenti e continui delle
variabili di controllo. Nasce
dal lavoro del matematico Renè Thhom
e costituisce una matematica della creazione delle forme di un sistema.,
della morfogenesi. Studia
la generazione e la trasformazione delle forme dei sistemi attraverso
l’analisi delle loro “singolarità”, i “luoghi” in cui avviene il cambiamento
strutturale delle loro proprietà. |
Logiche di
utilizzazione, in economia spaziale, dei modelli tratti dalla teoria delle
catastrofi |
Si
danno due logiche:
|
Il modello di
crescita urbana improvvisa di Casetti e Papageurgiou |
Si
tratta di un modello che può spiegare il fatto che per effetto del mutamento
esogeno di variabili come il progresso tecnico, al di là di certi
valori, può manifestarsi una discontinuità nel processo di crescita, in
precedenza graduale, della dimensione della città ed il verificarsi di una
esplosione demografica in direzione di una dimensione diversa. |
IL MODELLO DI CICLO DI VITA DELLA CITTÀ
Di cosa si tratta |
Si
tratta di un modello descrittivo che sembra replicare assai bene una
regolarità empirica scoperta analizzando in modo comparato lo sviluppo
demografico recente di città diverse, di diversa dimensione e
localizzazione geografica. Viene
collocato fra i modelli ecologici |
Di cosa si occupa |
Analizza
l’evoluzione temporale del rapporto fra la dinamica di un centro urbano (core) e della sua periferia ( ring) |
Caratteristiche del
modello |
Il
modello individua 4 fasi, ognuna distinta in altre 2 sottofasi: a – una fase di urbanizzazione in cui il
core cresce più del ring, distinta a sua volta in:
b – una fase di sub urbanizzazione in cui il
ring cresce più del core sia in senso relativo (SR) che assoluto (SA) c – una fase di disurbanizzazione,
in cui l’area metropolitana nel suo insieme perde popolazione per effetto di:
d –
una fase di riurbanizzazione
|
vantaggi |
Il
modello ha avuto abbastanza fortuna poichè sembra
interpretare assai bene i processi che si sono svolti nelle grandi e medie
aree metropolitane dei paesi avanzati nel secondo dopoguerra |
limiti |
Il
limite risiede nella assenza di qualunque ipotesi teorica alla base del
movimento ciclico individuato. Esso
non consente di individuare una dimensione critica della popolazione che
determinare in quale momento temporale è collocabile il punto di svolta. Rimane
altresì assai dubbio affermare che una
sola dimensione critica valga
per tutte le classi dimensionali di città: l’esperienza ha mostrato infatti
che il declino di una città è possibile che avvenga in tutte le dimensioni di
città |
Una interpretazione
economica del ciclo urbano |
Per
dare una base economica al modello del ciclo di vita si è fatto riferimento alla teoria dei cicli
lunghi di sviluppo economico (Kondratief) e di
innovazione (Shumpeter) Nel
primo caso la dinamica del ciclo urbano viene illustrata dalla dinamica del
ciclo economico nel lungo periodo.
Gli andamenti del ciclo economico dell’uno si ritrovano anche nel ciclo
urbano in una sorta di accoppiamento. Se uno cresce, anche l’altro cresce, se
uno diminuisce , anche l’altro diminuisce. Nel
secondo caso invece si pone l’accento sul fatto che lo sviluppo economico è
strettamente collegato e dipendente dai processi innovativi che sono
assunti come il vero motore del ciclo vitale delle città |
Limiti |
Le
verifiche empiriche volte a giustificare questi assunti come basi esplicative
del ciclo di vita delle città sono alquanto scarse. Invece
della popolazione, la variabile che dovrebbe essere presa in esame è il
reddito urbano, una variabile che però è di difficile rilevazione e pertanto
non risulta disponibile. |
I MODELLI DI AUTO ORGANIZZAZIONE SPAZIALE
Principi di riferimento |
Questi
modelli si rifanno al principio di auto organizzazione di Prigogine |
Cosa sono |
Sono
modelli dinamici di non equilibrio che consentono di simulare l’evoluzione di
un sistema urbano complesso. |
Caratteristiche dei
modelli |
Nel
meccanismo interno ai modelli è introdotto un elemento stocastico e
aleatorio che, in particolari momenti critici della traiettoria di
sviluppo delle singole zone o dei singoli centri, può determinare subitanee
biforcazioni in direzioni imprevedibili. Una
volta che il sistema ha imboccato un certo percorso evolutivo macroscopico,
la “memoria “ del passato incide pesantemente sul percorso successivo. Appartengono a questa categoria di modelli il modello di ALLEN e
quelli di SOUDY |
Cosa servono |
Questi
modelli consentono di introdurre nei sistemi territoriali il cambiamento strutturale
e di simulare quei processi creativi che costituiscono la parte più rilevante
ed interessante dei sistemi sociali. |
IL MODELLO DI ALLEN
Il problema che si vuole
affrontare |
Se
è pur vero che nel breve e medio
periodo ogni sistema si sviluppa solo quantitativamente, nel senso che
si presume che le forze in atto tendano a far crescere il sistema (per cui si
può ritenere che il futuro prossimo può essere rappresentato come il
prolungamento del presente, su un’altra scala o dimensione), ciò non è accettabile nel lungo periodo dato
che le complesse interazioni fra le diverse variabili possono generare rapide
divaricazioni e cambiamenti qualitativi. La
stessa crescita quantitativa può trasformarsi in nuova qualità. E’
questo cambiamento qualitativo del sistema che deve essere descritto. |
Cosa trattano |
Partendo
da un sistema di centri urbani disposti in modo uniforme e di uguale dimensione
iniziale, viene simulata l’evoluzione storica della popolazione e dell’occupazione
del sistema. |
Caratteristiche del
modello |
Il
modello è basato su due elementi esogeni di carattere stocastico:
Oltre
a questi elementi stocastici, la dinamica di ogni centro è definita da una
legge di tipo deterministico, logicamente
collegabile a un modello di base di esportazione ed a un modello di
interazione spaziale. |
Come funziona |
La popolazione
di ogni centro si sviluppa in ragione della sua occupazione, secondo
un processo logistico e sulla base di processi di immigrazione ed emigrazione
dagli altri centri. La
crescita della popolazione è definita sulla base di una equazione
differenziale che tiene conto dell’occupazione, della “capacità di carico”
urbana, dei tassi di natalità e mortalità e
del saldo migratorio. L’occupazione
nei vari settori è a sua volta determinata dalla domanda spaziale
complessiva che dipende dalla
densità demografica del territorio circostante ciascun centro, nonchè da un elemento di attrattività
specifica del centro di offerta, legato al fatto che questo abbia
superato la soglia demografica minima che ne giustifica la nascita. Infatti,
allorchè il centro supera la soglia di apparizione
di un certo settore, esso automaticamente acquisisce quel settore. L’occupazione
settoriale dipenderà dalla dimensione della domanda potenziale. |
Cosa simula |
Nelle
varie interazioni il modello simula l’evoluzione di un sistema urbano.
Viene rispettato il modello christalleriano delle
localizzazioni e delle dimensioni urbane ma con maggiori gradi di libertà,
per cui risulta possibile che in certi momenti si sviluppino, uno vicino
all’altro, due centri di uguale dimensione e simile struttura, anche
se il loro destino futuro può risultare diverso. |
Osservazioni critiche |
1 –
il modello è essenzialmente classificabile come un modello da domanda
(simile al modello di Lowry), infatti una volta
comparso un settore in un centro (grazie alla presenza di popolazione e
quindi di domanda locale) esso sviluppa la sua occupazione sulla base della domanda
esterna e lo sviluppo occupazionale metterà a sua volta in moto quello
demografico. Si trascura pertanto il ruolo importantissimo dell’offerta,
ossia del fatto che essa, grazie alle sue capacità di innovarsi, è il motore
dello sviluppo. 2
- L’elemento stocastico trova scarsa
manifestazione nella logica matematica che descrive il modello 3 –
la capacita’ di carico per le diverse
città, che il modello introduce, è
difficilmente determinabile. |
I MODELLI SOUDY (
Supply Oriented Urban Dynamics)
Caratteristiche dei
modelli |
Sono
state elaborate in tempi successivi 3 versioni. Il modello si prefigge di interpretare l’incidenza sullo
sviluppo urbano dell’innovazione schumpeteriana che viene trattata formalmente come comparsa o
attrazione di un nuovo settore o come nuova funzione del singolo centro
urbano. L’elemento
stocastico del modello viene collegato direttamente a questo processo di
creatività territoriale. In
un secondo tempo viene affrontato in termini economici il problema
della dimensione minima e massima della città. Esiste
dunque una dimensione ottima di città che viene individuata sulla base delle
funzioni che vengono svolte. Per
ogni funzione esiste un intervallo di dimensione urbana efficiente, che va da
una dimensione minima ( soglia) ed una dimensione massima, data dal punto di
incontro in cui il margine di profitto medio di produzione del settore
eguaglia i costi medi di localizzazione urbana, che crescono col
crescere della città (vedere grafico nel libro). Superato
questo punto di incontro, la città rischia fortemente di declinare. Se
invece la città sfrutta le innovazioni che in un settore già presente
si sviluppano prima di questo punto di incontro, si genera un salto
nei profitti medi di produzione e ciò consente alla città di crescere. Se
non si coglie questa opportunità, la concorrenza fra città o l’abbassamento
della soglia di apparizione delle funzioni o la riduzione del margine di
profitto della stessa funzione, si destina la città al declino. |
Risultati conseguiti |
L’applicazione
di questi modelli hanno dimostrato, perchè nel
tempo si formi una gerarchia urbana, che è necessario che i profitti
netti delle funzioni di rango successivo configurino rendimenti
crescenti di scala urbana. |
Vantaggi derivanti
dal loro impiego |
I
modelli consentono di sviluppare le conoscenze attorno al complesso fenomeno
della crescita urbana Consentono
inoltre di esplorare alternativi “mondi possibili”, studiandone la
razionalità interna e le relazioni economiche o spaziali su cui si basano. I
risultati ottenuti richiedono di essere ulteriormente verificati in termini
di coerenza con alcuni indicatori strutturali aggregati (ad esempio
non devono contraddire la legge rango – dimensione alla Zipf) |
limiti |
I
modelli, a seguito dell’introduzione di numerosi elementi esogeni, non si
prestano, attualmente, come supporti per la pianificazione operativa. |
BIBLIOGRAFIA