L’organizzazione spaziale della città

CENTRAL PLACE THEORY[1]

Teorie e metodi per l'analisi dei sistemi territoriali e urbani

Appunti delle lezioni del corso di Analisi dei sistemi urbani e territoriali C.

Prof. Ferdinando Semboloni

La Central place theory spiega la localizzazione dei centri urbani a partire da soglie esistenti nel consumo di una serie di beni.

Si suppone la esistenza di due classi di beni principali. Una classe di beni urbani ed una classe di beni agricoli. I beni urbani sono beni o servizi utilizzati o consumati da tutta la popolazione.

Le località centrali sono i punti nei quali vengono distribuiti beni e servizi urbani. Essa corrisponde, in parte, alla idea di città come mercato di Max Weber.

Ad ogni bene corrisponde una distanza massima che la popolazione è disposta a percorrere per acquistarlo. Questo aspetto è cruciale nella teoria. Se non esistesse questa distanza massima allora non si formerebbero le località centrali. Inoltre ogni venditore avrà una quantità minima al di sotto della quale non vende il bene perché non è conveniente farlo.

Si ammettono quindi una serie di beni che possono essere distribuiti in punti del territorio. I consumatori sono distribuiti equamente su tutto il territorio. Il territorio complementare o area di mercato stablisce la quantità massima di consumatori per ogni bene.

Difatti supposta la popolazione equamente distribuita sul territorio, la quantità di consumatori sarà proporzionale all'area del cerchio di raggio massimo.

Dato che i venditori vogliano massimizzare la quantità del bene venduto, nel caso in cui siano pochi, essi si localizzeranno in alcuni punti del territorio ciascuno col proprio mercato che è uguale alla massima distanza che i consumatori sono disposti a percorrere. Si noti che non si realizzano le condizioni previste da Hotelling a causa del fatto che si è supposta una distanza massima oltre la quale il consumatore non è più disposto a spostarsi. Di conseguenza occorre ammettere che il consumatore possa fare a meno del bene, almeno temporaneamente, e che quindi faccia fronte altrimenti alle sue esigenze. Ovviamente questo aspetto fa riferimento alla rarità del bene. Difatti per un bene raro che viene acquistato meno frequentemente il consumatore sarà disposto a spostarsi di più dato che lo fa di rado, mentre per un bene di consumo frequente non sarà disposto a spostarsi tanto. Dunque abbiamo i venditori localizzati al centro di aree di mercato come nella figura 6.3.

\begin{figure}\begin{center}\resizebox {4cm}{!}{\includegraphics*{i22/central.eps}}\end{center}\end{figure}

Figura 6.3: Le aree di mercato.

Se però i venditori sono in numero variabile e un venditore può entrare sul mercato quando c'e una parte del mercato non coperta da altri, ammesso che ciascuno abbia una parte di mercato almeno superiore alla domanda minima per poter vendere. Allora la condizione ottimale di localizzazione è data una sovrapposizione minima tra tutti i cerchi delle aree di mercato. Vedi figura 6.4. Questo permette di minimizzare l'area di mercato perduta da ogni venditore. Il risultato è la maglia esagonale.

\begin{figure}\begin{center}\resizebox {4cm}{!}{\includegraphics*{i22/esag.eps}}\end{center}\end{figure}

Figura 6.4: Sovrapposizione delle aree di mercato.

Si introduce un bene meno raro e quindi acquistato più frequentemente e per il quale la popolazione è disposta a percorrere una distanza più breve.

I centri già localizzati potranno distribuire questo bene ma non avranno la possibilità di raggiungere tutti i consumatori. Esisteranno delle aree interstiziali nelle quali potranno essere localizzati altri luoghi centrali che inizieranno a distribuire questo bene meno raro. Vedi figura 6.5.

\begin{figure}\begin{center}\resizebox {4cm}{!}{\includegraphics*{i22/esag2.eps}}\end{center}\end{figure}

Figura 6.5: Aree interstiziali.

La quantità di queste aree dipende dalla distanza che la popolazione è disposta a percorrere e dalla dimensione minima del mercato del bene di ordine inferiore. Questi centri cercheranno di localizzarsi il più lontano possibile dai centri superiori già esistenti, quindi ai vertici delle aree di mercato esagonali. In questa maniera ciascuna area di mercato di livello superiore verrà suddivisa in tre aree di mercato di livello inferiore, una delle quali viene servita dal centro di ordine superiore il quale già serve tutta l'area di mercato. A loro volta queste aree d mercato saranno suddivise in tre aree di mercato più piccole e così via. Il numero di aree in cui viene suddivisa l'area di mercato superiore (k) è quindi uguale a 3. Per questo motivo questa organizzazione segue la regola di k=3. (Vedi figura 6.6.

\begin{figure}\begin{center}\resizebox {4cm}{!}{\includegraphics*{i22/esag3.eps}}\end{center}\end{figure}

Figura 6.6: Le aree di mercato di ordine inferiore k=3.

Il risultato cambia se si introducono le strade. Difatti la presenza di strade da luogo a una distorsione nella accessibilità dei vari punti determinando una diversa distribuzione dei centri nel territorio. Si suppone quindi che i centri che distribuiscono il bene più raro sviluppino dei collegamento tra di essi. I centri di secondo ordine si localizzeranno lungo queste linee di comunicazione e non più al vertice degli esagoni. Ciò da luogo ad una gerarchia differente in cui l'area di mercato principale è suddivisa in quattro sotto aree, una delle quali fa capo ancora al centro principale.

Da qui la regola che contraddistingue questo tipo di organizzazione : k=4. (Vedi figura 6.7).

\begin{figure}\begin{center}\resizebox {4cm}{!}{\includegraphics*{i22/esag4.eps}}\end{center}\end{figure}

Figura 6.7: Le aree di mercato ne caso in cui si considerano le vie di comunicazione. In rosso le aree di mercato più grandi, in blu le strade che collegano alcuni delle principali località centrali e in nero le aree di mercato di ordine inferiore.

Per identificare i beni che caratterizzano un centro urbano in quanto località centrale occorre fare una analisi dei servizi e porre in relazione la loro dimensione con la dimensione del centro urbano tutto ciò che sta al di sopra di un rapporto normale può essere identificato come bene centrale. In pratica questo è il quoziente di localizzazione del quale si parlerà successivamente. Un modo alternativo ma simile nella sostanza è quello di calcolare la rette di regressione tra quantità del servizio e popolazione nell'insieme dei centri considerato.

Occorre infine dire che questa teoria da buoni risultati sia in un contesto territoriale che in un contesto urbano. In questo secondo caso si possono analizzare le concentrazioni di esercizi commerciali e di servizio (banche etc) e il modo in cui si dispongono nello spazio urbano.

NOTE


[1] Tratto da http://e-prints.unifi.it/archive/00000012/00/node68.html.