Per controllare il conto,

secondo il consiglio di Brecht[1]

Leggiamo le parti essenziali di[2]

Il MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA[3]

di Marx e Engels

a cura di Andrea Viani

Il manifesto è diviso in tre parti:

borghesia e proletariato

proletari e comunisti

socialisti e comunisti

materialisticamente e dialetticamente legate

BORGHESIA E PROLETARIATO

La storia di ogni società sinora esistita è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni,

una lotta che finì sempre con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta.

Nell’epoca nostra, l’epoca della borghesia … la società intera si va sempre più scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente opposte l’una all’altra: borghesia e proletariato. (pag. 55, 56)

LA BORGHESIA

Vediamo … come la borghesia moderna sia il prodotto di un lungo processo di sviluppo, di una serie di sconvolgimenti nei modi di produzione e del traffico. (pag. 57)

(Marx ed Engels osservano tale processo di sviluppo:

·                           L’organizzazione feudale e corporativa dell’industria non basta più e si passa alla manifattura

·                           La manifattura non basta più e si passa alla grande industria con il suo sistema di macchine

·                           La grande industria ha creato il mercato mondiale mediante un immenso sviluppo del commercio)

LA BORGHESIA
Lo sviluppo politico

Ogni stadio dello sviluppo della borghesia è accompagnato da un corrispondente progresso politico.

(Marx ed Engels osservano che:

·                           All’epoca della crisi feudale corrisponde l’associazione armata ed autonoma del Comune

·                           Con la manifattura si costituisce in terzo stato opposto alla nobiltà nelle monarchie a poteri limitati

·                           Con la grande industria il terzo stato diventa il moderno Stato rappresentativo borghese)

Il Governo dello Stato moderno non è che un comitato, il quale amministra gli affari comuni di tutta quanta la classe borghese. (pag. 58)

LA BORGHESIA
La funzione rivoluzionaria

La borghesia ha avuto nella storia una funzione sommamente rivoluzionaria. […]

La borghesia non può esistere senza rivoluzionare di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l’insieme dei rapporti sociali. Essa non lascia tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, … ha fatto della dignità personale un semplice valore di scambio, […]. Tutte le stabili e arrugginite condizioni di vita, con il loro seguito di opinioni e credenze … si dissolvono e le nuove invecchiano prima ancora di aver potuto fare le ossa. (pag. 59, 60, 61)

LA BORGHESIA
La funzione mondiale e nazionale

Il bisogno di sbocchi sempre più estesi per i suoi prodotti spinge la borghesia per tutto il globo terrestre. Dappertutto essa deve ficcarsi, dappertutto stabilirsi …in un mercato mondiale …

Con grande dispiacere dei reazionari, ha tolto all’industria la base nazionale. Al posto dei vecchi bisogni, a soddisfare i quali bastavano i prodotti nazionali, subentrano nuovi bisogni che richiedono prodotti mondiali. La unilateralità e la ristrettezza nazionale diventano impossibili. I prodotti spirituali delle singole nazioni diventano patrimonio comune diventano mondiali.

La borghesia costringe tutte le nazioni ad adottare le forme della produzione borghese se non vogliono perire. In una parola essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza.

In questo mondo ha centralizzato i mezzi di produzione e concentrato la proprietà in poche mani. Provincie indipendenti quasi appena collegate tra loro sono state strette in una sola nazione borghese, con un solo governo, un solo interesse nazionale di classe … (pag. 61, 62, 63)

LA BORGHESIA
Il limite della sovrapproduzione

Le condizioni borghesi di produzione … i rapporti borghesi di proprietà, la moderna società borghese, che ha evocato potentissimi mezzi di produzione e di scambio, rassomiglia allo stregone che non può più dominare le potenze da lui evocate.

Da qualche decina d’anni la storia dell’industria e del commercio non è che la storia della ribellione delle moderne forze produttive contro i moderni rapporti di produzione.

Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta gran parte non solo dei prodotti già ottenuti, ma anche delle forze produttive che erano già state create.

La società è colpita da una inedita epidemia sociale: l’epidemia della sovrapproduzione.

I rapporti di proprietà borghese non riescono più a comprendere, diventano un impedimento alla inarrestabile crescita delle forze produttive. Non appena queste forze superano quell’impedimento gettano nel disordine tutta quanta la società borghese. (pag. 64, 65)

IL PROLETARIATO

Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi della crisi che le recano la morte; essa ha anche creato gli uomini che useranno quelle armi – i proletari.

Nella stessa misura in cui si sviluppa la borghesia, vale a dire il capitale, si sviluppa anche il proletariato i cui membri vivono solo fino a tanto che trovano lavoro e trovano lavoro fina a che il loro lavoro aumenta il capitale. Essi sono costretti a vendersi al minuto, sono una merce … e perciò sono egualmente esposti a tutte le vicende della concorrenza, a tutte le oscillazioni del mercato. (pag. 65, 66)

IL PROLETARIATO
L’evoluzione economica

Il proletariato attraversa diversi gradi di evoluzione. La sua lotta contro la borghesia incomincia con la sua esistenza. (pag. 68)

Marx ed Engels osservano tali gradi di evoluzione:

·                           Nel passaggio dalla manifattura alla grande industria la lotta del proletariato è inizialmente diretta contro le merci e le macchine per recuperare la posizione dell’operaio medievale. In questo stadio i lavoratori sono una massa dispersa e il movimento storico è tutto in mano alla borghesia

·                           Con la grande industria crescono il numero dei proletari, la loro forza e la loro coscienza. Essi formano associazioni permanenti per difendere il loro salario, ma perdono quasi sempre.)

Il vero risultato delle loro lotte non è il successo immediato, ma loro unione sempre più estesa.

·                           L’organizzazione dei proletari in classe, viene ad ogni istante nuovamente spezzata dalla concorrenza tra gli operai stessi. Ma essa risorge sempre di nuovo … e costringe la borghesia al riconoscimento legale dei suoi interessi. Così fu per la legge inglese delle 10 ore nel 1847. (pag. 70)

IL PROLETARIATO
L’evoluzione politica

I conflitti interni alla società favoriscono in più modi lo sviluppo del proletariato. La borghesia è di continuo in lotta: a volte contro quelle parti della borghesia stessa i cui interessi sono in contrasto con il progresso dell’industria; sempre contro la borghesia di tutti i paesi stranieri. In tutte queste lotte essa si vede costretta a fare appello al proletariato trascinandolo così nel mondo politico. Essa stessa, dunque, dà al proletariato gli elementi della propria educazione politica e generale, gli dà cioè le armi contro se stessa. (pag. 71)

Marx ed Engels osservano inoltre che:

·                           Il progresso dell’industria rafforza il proletariato facendovi precipitare gli elementi borghesi che non reggono la concorrenza o che vedono la prospettiva della rivoluzione proletaria

·                           Il proletariato attrae anche i ceti medi. Il piccolo industriale, l’artigiano, il contadino difendono i loro interessi immediati combattendo lo sviluppo borghese che li rovina. Non sono dunque rivoluzionari, ma conservatori. Essi possono diventare rivoluzionari quando, essendo costretti a passare nel proletariato, sono costretti ad abbandonare i loro interessi presenti e a pensare ai loro interessi futuri: quelli proletari

IL PROLETARIATO
La classe rivoluzionaria

Di tutte le classi che stanno di fronte alla borghesia solo il proletariato è una classe veramente rivoluzionaria. […].

Tutte le classi che fino ad ora hanno preso il potere hanno imposto a tutta la società le condizioni del loro guadagno. I proletari invece possono conquistare le forze produttive sociali soltanto abolendo il loro modo di appropriazione privata. I proletari non hanno nulla di proprio da salvaguardare; essi hanno soltanto da distruggere tutte le sicurezze private finora esistite.

Tutti i movimenti avvenuti sinora sono stati movimenti di minoranze nell’interesse di minoranze.

Il movimento proletario è il movimento indipendente dell’enorme maggioranza nell’interesse dell’enorme maggioranza. Il proletariato che è lo strato sociale più basso, non può innalzarsi senza mandare in frantumi il sistema che costituisce la società ufficiale degli strati elevati. (pag. 73, 74)

PROLETARI E COMUNISTI

Che relazione passa tra i comunisti e i proletari in generale?

I comunisti sono la parte più risoluta …, quella che sempre spinge avanti …, quella che conosce le condizioni, l’andamento e i risultati generali del movimento reale della lotta di classe.

Le posizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto sopra idee, sopra principi che siano stati inventati o scoperti da questo o quel rinnovatore del mondo.

Esse sono soltanto espressioni generali dei rapporti effettivi di una lotta di classe che già esiste, di un movimento storico che si svolge sotto i nostri occhi. (pag. 76, 77)

I COMUNISTI
L’abolizione dei rapporti di proprietà

L’abolizione dei rapporti di proprietà non è una caratteristica unica del comunismo.

Tutti i rapporti di proprietà hanno subito un continuo mutamento storico.

La rivoluzione francese ad esempio, abolì la proprietà feudale (della nobiltà e della chiesa) in favore della proprietà borghese. (tutti i papi rimasero incazzatissimi con la borghesia fino alla fine dell’800 quando decisero di partecipare al banchetto della proprietà borghese)

Ciò che distingue il comunismo non è l’abolizione della proprietà in generale, bensì l’abolizione della proprietà borghese … l’abolizione della proprietà privata che poggia sullo sfruttamento dei proletari ad opera dei borghesi. (pag. 76, 77)

I COMUNISTI
L’abolizione della proprietà borghese

È stato mosso rimprovero a noi comunisti di voler abolire la proprietà ottenuta col lavoro personale. Ma (se il lavoro salariato dà la proprietà al borghese senza che questo svolga un lavoro personale) non è forse vero che lo stesso lavoro salariato svolto personalmente dal proletario non gli dà nessuna proprietà se non quella corrispondente alla spesa per i mezzi di sussistenza (spesa per alimenti, vestiario, abitazione, riproduzione, ricreazione, sanità, istruzione, trasporto)?

Anzi esso crea la proprietà del borghese che lo sfrutta. La proprietà nella sua forma odierna è fondata sull’antagonismo fra capitale e lavoro salariato. 

Nella società borghese l’individuo che ha il capitale senza lavorare è indipendente ed è una personalità ricca di qualità, mentre l’individuo che ha solo braccia e intelligenza da vendere per lavorare è dipendente ed è uno (un coglione) qualunque.

La borghesia chiama l’abolizione di questo stato di cose abolizione della personalità e della libertà! Ed ha proprio ragione perché si tratta di abolire la personalità, l’indipendenza e la libertà di sfruttamento del borghese. (pag. 78, 79, 80

I COMUNISTI
Lo scandalo comunista

Voi inorridite all’idea che noi vogliamo abolire la proprietà privata. Ma nell’attuale vostra società la proprietà privata è abolita per nove decimi dei suoi membri; anzi la vostra proprietà privata esiste in quanto per quei nove decimi non esiste. Voi ci rimproverate dunque di voler abolire una proprietà di pochi che deriva dalla mancanza di proprietà per l’enorme maggioranza della società. In una parola voi ci rimproverate di voler abolire la vostra proprietà privata. È vero: questo è quello che vogliamo.

Dall’istante in cui il lavoro non può più essere trasformato in capitale, denaro, rendita fondiaria, insomma non può più diventare proprietà borghese, da quell’istante voi dichiarate che è abolita la persona. Voi confessate dunque che solo il borghese, il proprietario borghese è una persona (gli altri sono nullità). Ebbene noi comunisti vogliamo proprio abolire questa persona.  (pag. 80, 81)

Marx ed Engels elencano le scandalose abolizioni comuniste:

  • della cultura
  • di famiglia e fede
  • della donna come strumento di produzione
  • di patria e nazionalità

E precisano che il comunismo intende abolire tutte queste forme filosofiche e ideologiche borghesi per sostituirle con una diversa coscienza umana.

I COMUNISTI
Il cambiamento comunista

Che cosa altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione spirituale si trasforma insieme con quella materiale? […] La rivoluzione comunista è la più radicale rottura con i rapporti di proprietà e di produzione tradizionali; nessuna meraviglia, quindi, se nel corso del suo sviluppo avviene la rottura più radicale con le idee tradizionali.

Ma lasciamo stare le obiezioni della borghesia contro il comunismo. Il primo passo nella rivoluzione sarà l’elevarsi del proletariato a classe dominante … Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia … il capitale, per accentrare gli strumenti di produzione nelle mani del proletariato organizzato come classe dominante …

Naturalmente sulle prime tutto ciò non può accadere, se non con misure che appaiono economicamente insufficienti e insostenibili, ma che nel corso del movimento sorpassano se stesse e spingono in avanti … Naturalmente queste misure saranno diverse e particolari a seconda del tempo e del paese (Marx ed Engels fanno un esempio elencando 10 misure da proporre nei paesi allora più progrediti)

Al posto della vecchia società borghese con le sue classi … subentra un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti. (pag. 85, 87, 88, 90)

SOCIALISTI E COMUNISTI

Marx ed Engels analizzano e criticano le diverse idee socialiste dell’epoca.

·                           Il socialismo feudale

·                           Il socialismo piccolo borghese

·                           Il “vero” socialismo tedesco

·                           Il socialismo conservatore borghese

·                           Il socialismo critico-utopistico

mettendo in evidenza gli interessi di classe che le animavano.

Qui si riporta i primi due e il quarto

I SOCIALISTI REAZIONARI

·                    socialismo feudale e clericale

(La aristocrazia ed il clero sconfitti cercano di attaccare la borghesia improvvisandosi socialisti) . In questo modo nacque il socialismo feudale e clericale, per metà eco del passato e per metà minaccia del futuro. […] Essi rimproverano alla borghesia non tanto di produrre un proletariato in generale (che adeguatamente aiutato potrebbe essere incivilito) quanto di produrre un proletariato rivoluzionario (essendo malpagato per eccessivo egoismo borghese).

·                    Il socialismo piccolo-borghese

(La base di questo socialismo è il ceto medio dei paesi più sviluppati che oscilla tra il proletariato e la borghesia cui si accoda sempre). Questo socialismo dimostrò in modo incontestabile gli effetti deleteri dell’introduzione delle macchine, della divisione del lavoro, la concentrazione dei capitali (ecc.). Quanto al suo contenuto positivo, però, vuole ristabilire i vecchi mezzi di produzione e di scambio … e la vecchia società. (pag. 90, 91, 94, 95, 96)

I SOCIALISTI CONSERVATORI

·                    Il socialismo conservatore borghese

Una parte della borghesia desidera portare rimedio ai suoi danni per assicurare l’esistenza della società borghese. Ne fanno parte gli economisti, i filantropi, gli umanisti, gli organizzatori della beneficenza, i membri delle società protettrice degli animali, ecc. I borghesi socialisti vogliono le condizioni di vita della società moderna senza le lotte … vogliono la società attuale senza gli elementi che la rivoluzionano e la dissolvono. Vogliono la borghesia senza il proletariato.

Questo socialismo propone un cambiamento basato su miglioramenti amministrativi … che non cambino affatto il rapporto tra capitale e lavoro salariato, ma, nel migliore dei casi, diminuiscano alla borghesia le spese del suo dominio e semplifichino l’assetto della sua finanza statale (sembra di sentire la descrizione del PDS-DS).

Questo socialismo consiste appunto nel sostenere che i borghesi sono borghesi – nell’interesse della classe dei lavoratori. (pag. 102, 103, 104)

POSIZIONE DEI COMUNISTI

I comunisti lottano per raggiungere gli scopi e gli interessi immediati della classe operaia, ma nel movimento presente rappresentano in pari tempo l’avvenire del movimento stesso.

I comunisti appoggiano dappertutto ogni moto rivoluzionario contro le condizioni sociali e politiche esistenti.

In tutti questi moti mettono avanti sempre la questione della proprietà … come la questione fondamentale del movimento.

I comunisti lavorano all’unione di tutti i partiti democratici, ma si rifiutano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Essi dichiarano apertamente che i loro scopi non possono essere raggiunti che con l’abbattimento violento dell’ordinamento sociale borghese.

Tremino tutte le classi dominanti davanti alla rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le proprie catene. E hanno un mondo da guadagnare.

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

(pag. 110, 111, 112)

NOTE


[1] LODE DELL’IMPARARE

Bertold Brecht

Impara quel che è più semplice!

Per quelli il cui tempo è venuto

non è mai troppo tardi!

Frequenta la scuola, senzatetto!

Acquista il sapere, tu che hai freddo!

Affamato, afferra il libro: è un’arma.

Tu devi prendere il potere.

Impara l’abc; non basta, ma

Imparalo! E non ti venga a noia!

Comincia! Devi sapere tutto, tu!

Tu devi prendere il potere.

Non avere paura di chiedere, compagno!

Non lasciarti influenzare,

verifica tu stesso!

Quel che non sai tu stesso, non lo saprai!

Impara, uomo all’ospizio!

Impara, uomo in prigione!

Impara, donna in cucina!

Impara, sessantenne!

Tu devi prendere il potere.

Controlla il conto,

sei tu che devi pagare.

Punta il dito su ogni voce,

chiedi: e questo perché?

Tu devi prendere il potere.

[2] Si tratta di una riduzione testuale che fornisce i contenuti essenziali dell’opera di Marx ed Engels ai fini di una presentazione.

[3] Collana piccola biblioteca marxista – Editori Riuniti - XII edizione 1964.