NEL NOME DI CAFFE'

INSUCCESSO[1]

GIORGIO LUNGHINI

Secondo Frank Hahn, illustre economista neoclassico, non è scontato che il successo del sistema capitalistico duri in eterno (Il futuro del capitalismo: segni premonitori, «La rivista milanese di economia», n. 46 1993). Ciò potrebbe rendere politicamente più seducenti e praticabili progetti di riforma centrati sull'intervento dello Stato. Hahn definisce “successo” di un sistema economico quella certa sua condizione, nella quale non sia rilevante la quota di cittadini sufficientemente insoddisfatti, in media e per un periodo di tempo abbastanza lungo, delle condizioni economiche prevalenti. Si potrebbe dire che il successo legittima un sistema, mentre la mancanza di successo porta a una diminuzione della sua legittimità. Il capitalismo ha ottenuto finora un successo innegabile grazie all'innegabile miglioramento del tenore di vita. Il successo ottenuto finora, tuttavia, non conferirà legittimità al sistema capitalistico ancora per molto tempo. I cittadini, che si erano abituati a un tenore di vita in costante aumento, si aspettano che questo continui a crescere. Mentre non traggono molto conforto dal solo fatto di confrontare la loro ricchezza attuale con il tenore di vita che avrebbero avuto cento, o anche venticinque anni fa, si accorgono che esso non continua a crescere. Al crescere del reddito, d'altra parte, ne diminuisce la quota destinata a beni e servizi di prima necessità, mentre aumenta quella destinata ai beni di lusso. Non tutti i beni di lusso, tuttavia, sono beni privati. La salubrità dell'ambiente e la salute delle persone diventano beni sempre più preziosi, e per molti aspetti rientrano nella categoria dei beni pubblici. I beni pubblici, in generale, acquisiranno dunque un valore crescente, e ciò giustificherà un crescente intervento dello Stato. Un'altra ragione di insuccesso ha a che fare con la preoccupazione per il futuro. L'economia capitalista è costituzionalmente incapace di garantire l'allocazione intertemporale delle risorse, poiché le generazioni future non possono fare offerte per risorse allocate sui mercati attuali. Di qui la necessità che sia lo Stato a occuparsi del nostro futuro a lungo termine. A questo ineccepibile ragionamento di Hahn si può soltanto aggiungere che è incerto il colore politico della eventuale reazione agli evidenti insuccessi di questo sistema. Quale Stato?

NOTE


[1] Estratto da “il manifesto” del 25 giugno 2004.